Le imposte sugli affitti sono un universo piuttosto complesso che obbliga i proprietari di appartamenti o immobili in generale a documentarsi. Non esistono solo imposte su affitto casa, ma anche imposte di registro su affitto azienda. Si tratta, quindi, di una situazione condizionata da complessità che vogliamo aiutarvi a sciogliere. Ecco gli argomenti di questo nostro pezzo:
- imposte su affitto immobili;
- cedolare secca.
- imposta di registro;
L’ultimo punto è relativo alla cedolare secca, una sorta di scorciatoia per il locatore che risulta alternativa all’Irpef. Gli altri due punti specificano quelle che sono le imposte su affitti e le caratteristiche dell’imposta di registro su affitto immobili e l’imposta di registro su affitto azienda.
Imposte su affitto immobili
Chi è in possesso di un appartamento in una grande città e lo mette in affitto sa che ci sarà qualche imposta annuale sugli affitti. Conoscerle tutte è impossibile? No. Averle bene chiare in mente è semplice? Ancora, no. Ecco perché bisogna fare chiarezza sulle imposte su affitto casa a cominciare dai “quadri” nelle quali queste sono raccolte.
Generalmente si dividono in tre tipologie che possono essere denominate come segue:
- imposta di registro;
- imposta di bollo;
- imposta canone di locazione.
Quella che presenta le maggiori difficoltà nella sua espletazione è l’imposta su canone locazione. In generale questa risponde a due diversi regimi fiscali. Il primo è quello ordinario ed è calcolato in base alla dichiarazione dei redditi delle persone fisiche, l’Irpef.
Il secondo è possibile definirlo come un regime fiscale opzionale ed è stato denominato “cedolare secca”. Tra i due regimi quello che può risultare più interessante è sicuramente quest’ultimo.
Cedolare secca
Per cedolare secca si intende il pagamento di un’unica imposta per saldare più tasse come l’imposta di bollo e di registro, addizionali comunali, regionali e Irpef. È un sistema più semplice tanto per il contribuente quanto per l’erario.
A pagare la cedolare secca è il locatore e la richiesta per l’opzione in questo senso deve essere compilata tramite RLI, cioè alla Registrazione Locazione Immobili. Questo tipo di tassazione va distinta in due differenti aliquote, quella del 21% e quella del 10%.
L’aliquota del 21% viene applicata su contratti a canone libero, mentre quella del 10% su quelli a canone concordato. Questo regime è stato inaugurato per favorire l’emersione del sommerso. La cedolare secca, infatti, rientra in molte differenti casistiche e può essere opzionata anche per imposte su affitti brevi. Gli affitti brevi sono le cosiddette locazioni transitorie o locazioni stagionali.
La cedolare secca, infatti, può essere applicata anche a locazioni per case vacanze o affitti limitati a un periodo di tempo inferiore ai 30 giorni. Ulteriore caso può essere quello relativo alla locazione di immobili che non necessità alcuna registrazione. Insomma, i casi in cui è possibile approfittare di un’imposta semplificata come la cedolare secca sono molti e puntano a coprire un ampio ventaglio di operazioni che solitamente restano in “nero”.
Imposta di registro
Per quanto riguarda l’imposta di registro facciamo riferimento alla registrazione contratti di locazione e affitto terreni. Così come riportato attraverso le direttive dell’Agenzia delle Entrate.
Nel quadro relativo a questa imposta rientrano i contratti di locazione di immobili, inclusi anche quelli definiti come “fondi rustici”. Il fondo rustico è un terreno che è destinato all’utilizzo agricolo. La registrazione di questo tipo di contratti va effettuata non oltre i 30 giorni dalla stipulazione.
Per quanto concerne le imposte su affitti brevi, cioè quelle applicate su immobili utilizzati per un periodo inferiore ai 30 giorni, non esiste un obbligo di registrazione della locazione. Questo tipo di imposta viene generalmente saldata subito all’atto della registrazione dal locatore ma, come vedremo più avanti, può essere gestita anche in maniera differente.
Esistono aliquote differenti in base alla tipologia di fabbricato in affitto. Questi sono noti come:
- fabbricati per uso abitativo;
- fabbricati per uso strumentale;
- fondi rustici.
Il primo tipo si riferisce, ovviamente, a immobili come appartamenti o case date in affitto. Il secondo è, invece, riferito a locali o strutture aziendali date in affitto. Dei fondi rustici abbiamo già parlato.
Nel primo caso l’aliquota di riferimento è sempre del 2%, mentre nel secondo caso la variazione è data dalla presenza di soggetti passivi IVA o meno. I primi hanno un’aliquota dell’1%, mentre i secondi del 2%. Per quanto riguarda i fondi rustici l’aliquota è regolata allo 0,50%.
Ovviamente queste aliquote vanno poi moltiplicate per il numero di annualità sulle quali è impostato il contratto.
Non fatevi imporre niente relativamente all’imposta di registro!
Potete liberamente scegliere se pagare l’importo per ogni anno di contratto in un’unica soluzione, oppure se dividere il pagamento anno per anno.
Ulteriori distinzioni imposte su affitto immobili
Esistono condizioni che vanno a modificare gli importi per quel che riguarda le imposte su affitto casa.
Abitate in un comune considerato come ad alta intensità abitativa?
Se sì, avete diritto a una riduzione del 30% sulla base imponibile per il calcolo dell’imposta di registro.
Avete scelto di dare una caparra al locatore nel momento in cui viene registrato il contratto?
Quella somma versata è totalmente esente da imposta di registro.
Commettere un errore nel versare le imposte sugli affitti è piuttosto semplice. Non improvvisate nulla, contatta Gruppo Soraci e libera la mente da ogni perplessità!
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